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Palmi Calabria: Sulla rotta di Ulisse Come la pietra pomice ...

2020-06-06 18:01

Dr. Domenico Bagalà

COSTA VIOLA, PALMI,

Palmi Calabria: Sulla rotta di Ulisse Come la pietra pomice ...

Sulla rotta di Ulisse. Come la pietra pomice ... Due millenni e mezzo fa, nell' VlII secolo a.C., Omero raccontò nel suo poema "L'Odissea" il viaggio

Sulla rotta di Ulisse. Come la pietra pomice ...

Due millenni e mezzo fa, nell' VlII secolo a.C., Omero raccontò nel suo poema "L'Odissea" il viaggio di Ulisse.

Com'è noto queste famose peregrinazioni ebbero inizio a Troia e finirono ad Itaca.

Consentiteci alcuni minuti di teoria, dopo seguiremo il viaggio di Ulisse nel Mediterraneo centrale fino alla Calabria.

Sulla ricostruzione del viaggio di Ulisse esistono più di settanta teorie, differenti l'una dall'altra, avanzate nei venticinque secoli che ci separano dagli avvenimenti. Si vuole che Ulisse sia stato in Italia, in Palestina, nella Spagna, in Crimea, a Tenerife,  ecc.

Evidentemente Ulisse non poté visitare tutti questi luoghi perché il suo viaggio, secondo Omero, durò non più di sessanta giorni; mentre gli otto anni di soggiorno vengono distribuiti nelle dodici tappe, che contrassegnarono la sua avventura.

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Dall'isola di Ogigia alla Terra dei Feaci 

Tutti i tentativi fatti fino ad oggi per ricostruire geograficamente il viaggio di Ulisse tenendo conto dei dati forniti da Omero, sono falliti, particolarmente per l'identificazione di questo luogo.

La terra dei Feaci è stata localizzata, nelle diverse teorie in Palestina, Tunisia, Andalusia, Istria, Cirenaica, Malta, Creta, Corfù, Trapani, ed anche in Germania.

Non si è riusciti a rispondere però all'interrogativo di come Ulisse dopo il primo passaggio da Scilla e Cariddi, fu respinto nuovamente oltre e, tuttavia, poté venire condotto in Patria dai Feaci, senza attraversarlo una terza volta.

Secondo Omero la terra dei Feaci, vista dalla Grecia, giace una volta davanti e una volta dietro Scilla e Cariddi.

Finora si è sempre supposto che il mare che sospinse Ulisse verso la terra dei Feaci fosse il medesimo attraverso il quale egli ritornò a casa. Ma questa supposizione, naturalmente la più attendibile, non è sostenuta da alcuna parola di Omero. Se, al contrario, poniamo insieme i due dati di Omero e cerchiamo un paese che in un mare giaccia contemporaneamente dietro e davanti allo Stretto verremo indotti a pensare alla Calabria, la cui costa occidentale giace sul Tirreno e l'orientale sullo Ionio. E' proprio là sì giungerà, se con percorso verso Est, si proviene da Lipari e di là bisogna salpare per raggiungere Itaca, con percorso parimenti verso Est, come indica il testo omerico.

Se questa sorprendente spiegazione è giusta nel corso del suo viaggio Ulisse deve, comunque, aver attraversato un tratto di terra. Questo fatto, mai osservato è in realtà ciò che dice Omero: nei pressi della terra dei Feaci l'onda e la tempesta infrangono la sua zattera e soltanto a nuoto Ulisse riesce a porsi in salvo raggiungendo la costa. Di là dovette recarsi a piedi prima marciò per un pendio, il giorno dopo portato su valli carrabili, con carri guidati da muli, verso la capitale dei Feaci ed ancora un altro giorno scese verso il porto e, quindi, finalmente una nave lo riportò in patria.

Manifestamente Omero si riferisce a due coste differenti e legate tra loro da una certa distanza.

Alcune interpretazioni tradizionali parlano dell'isola dei Feaci ma il testo greco non contiene la parola isola, al contrario è chiamata da Omero Scheria (S c h e r a ), che vuoi dire terraferma (continente o paese).

Infatti dopo essere stato in numerose isole (Malta, Sicilia, Ustica, Lipari), Ulisse finalmente raggiunse in Calabria la terraferma. Questa spiegazione nuova, ma semplice nel contempo, risolve gran parte delle contraddizioni presenti nella interpretazione del testo. Si identifica così la felice terra dei Feaci del tempo di Omero, con la Magna Grecia dell'antichità e con la Calabria attuale. Non può che essere stata in Calabria la terra dei Feaci: la durata che il testo omerico indica permette il passaggio da una costa all'altra della Calabria. Questo passaggio è quello nella direttrice Tauriana- Oppido Mella che collegava il Tirreno con lo Ionio, attraverso il crinale della catena montuosa, non a caso i romani scelsero di far passare proprio da lì una variante della Via Annia Popilia- tirreno/ionio

Omero scrive che Ulisse, in balia delle onde su una zattera venne dapprima gettato su una costa ripida di rocce e scogli, (da noi identificata tra Rovaglioso e Trachina posta di fronte a Lipari, del resto le correnti ancora oggi portano la pietra pomice dai vulcani delle Eolie sulle nostre coste), Ulisse cercò poi riparo sulle rive pianeggianti, forse la spiaggia di Trachina o della Pietrosa, e si sa anche che pernottò in un luogo sicuro, una grotta poco distante dal mare. Sappiamo che l’unica grotta in zona peraltro frequentata in età protostorica dai popoli del mare è quella di Trachina.  Da essa si poteva controllare il mare senza essere visti e stare al riparo degli animali selvatici.  

Alla corte del re Alcinoo, Ulisse raccontò le diverse tappe del suo periglioso viaggio: Troia; Capo Malea; Piccole Sirti con il paese dei Lotofagi; i Ciclopi; Malta; l'isola di Eolo; lo scoglio di Marsala con il porto dei Lestrigòni; Monte Erice come l'erta Rocca di Ramo; Ustica come l'isola di Circe; Imera come le case di Ade e Persefone; lo stretto di Messina come Scilla e Cariddi, con lo scoglio delle Sirene; una delle isole Lipari come l'isola di Calipso e finalmente l'ultima importantissima stazione, la Calabria, cioè l'antica Magna Grecia come la terra dei Feaci, chiamata da Omero Scheria e cioè il territorio di Palmi nella Costa Viola.

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